Joey Guidone è nato a Ivrea nel 1985, ha studiato allo IED di Torino e al Mimaster di Milano. Dal 2015 lavora come illustratore freelance collaborando con riviste, quotidiani, agenzie di pubblicità, case editrici e progetti istituzionali.
Joey Guidone was born in Ivrea in 1985, he studied at the IED in Turin and subsequently at Mimaster of Milan. Since 2015 he has been working as a freelance illustrator collaborating with magazines, newspapers, advertising agencies, publishing houses and institutional projects.
DRY: un racconto per sottrazione visiva di 30 illustrazioni dal forte impatto comunicativo. Composta da oltre 30 opere, dà una ricca panoramica dei principali lavori che l’autore ha realizzato negli ultimi anni.
DRY: a story by visual subtraction of 30 illustrations with a strong communicative impact. Composed of over 30 works, it gaves a rich overview of the main works that the author has created in recent years.
Ciao Joey! Raccontaci com’è nata la mostra “DRY” e cosa si prova ad esporre le tue opere ai tuoi concittadini.
Questa mostra nasce nel 2018, grazie alla vittoria della 14esima edizione del concorso per illustratori dell’associazione ‘Tapirulan’. Il premio consisteva nella realizzazione di un catalogo e di una mostra negli spazi di Tapirulan a Cremona. Grazie a Gianmario Pilo e La Grande Invasione, la mostra è stata portata ad Ivrea; in particolare è stata esposta nelle sale temporanee del Museo Garda dal 28 agosto al 20 settembre (e poi prorogata fino al 26 settembre); un modo unico per mostrare le mie creazioni alla gente del mio territorio.
Con quale opera hai vinto il concorso di Tapirulan?
Il titolo del concorso era “CAOS” e io l’ho rappresentato a modo mio, attraverso un lavoro di Paradosso visivo, un linguaggio che amo molto. Infatti, nella mia opera, il caos è racchiuso nelle quattro mura della piscina e al di fuori è tutto calmo; mentre ovviamente dovrebbe essere il contrario.
Hi Joey! Tell us how the “DRY” exhibition was born and how does it feel to exhibit your works to your fellow citizens.
This exhibition was born in 2018, thanks to the victory of the 14th edition of the competition for illustrators of the ‘Tapirulan’ association. The prize consisted of the creation of a catalog and an exhibition in the spaces of Tapirulan in Cremona. Thanks to Gianmario Pilo and to Grande Invasione, the exhibition was brought to Ivrea; in particular it was exhibited in the halls temporary of the Garda Museum from 28 August to 20 September; a unique way to show my creations to the people of my territory.
With which work did you win the Tapirulan competition?
The title of the competition was “CHAOS” and I represented it in my own way, through a work by visual paradox, a language that I love very much. In fact, in my work, chaos is enclosed in the four walls of the pool and outside everything is calm; while obviously it should be the other way around.
A chi si rivolgono le tue illustrazioni?
L’idea alla base è sempre la sottrazione degli elementi, ma l’immagine non deve perdere di significato. Voglio creare immagini potenzialmente comprensibili a tutti, un’arte democratica che tutti capiscono al di là del contesto sociale e del background culturale. Un esempio può essere l’opera “Balancing Act” che mi è stata commissionata dal network sportivo americano ESPN per un articolo riguardante lo scandalo sulla corruzione di alcuni membri all’interno della FIFA nel 2016. Qui ho cercato di reinterpretare a modo mio il tema, creando una storia parallela e non una ripetizione del testo. Ho sintetizzato in pochi tratti l’immagine “asciugandola” da tutti gli elementi che non fossero funzionali alla rappresentazione di un concetto. L’illustrazione non deve avere uno scopo decorativo, ma ci deve raccontare una storia.
Che legame hai con il territorio Canavesano?
Io sono valchiusellese di origini, ma mi sono dovuto spostare parecchio nel corso degli anni, ho dovuto girare il mondo per lavoro. Ora sono tornato a vivere e a lavorare a Ivrea. Grazie alla tecnologia posso lavorare comunque stando fisicamente nel territorio e questo per me è molto significativo. Non amo la vita cittadina; ho vissuto in alcune metropoli ma prediligo la tranquillità. Mi piace fare gite in montagna che mi aiutano a riflettere e a prendere ispirazione per i miei lavori. Amo anche la solitudine (non fraintendetemi, sono un tipo socievole) perché solo così riesco ad avere un dialogo con i luoghi in un’ottica introspettiva di osservazione e contemplazione del territorio. Nelle mie immagini viene rappresentata quasi sempre una persona sola, o al massimo due, questa è una cosa interessante che mostra il mio lato solitario. L’opera “Over Tourism” è una delle mie poche illustrazioni che raffigurano una moltitudine di persone, una scelta dettata solo dal titolo dell’articolo a cui l’immagine era legata.
Who are your illustrations for?
The basic idea is always the subtraction of the elements, but the image must not lose its meaning. I want to create images that are potentially understandable to everyone, a democratic art that everyone understands beyond the social context and cultural background. An example can be the “Balancing Act” work that was commissioned to me by the network American sportsman ESPN for an article regarding the scandal on corruption of some members within FIFA in 2016. Here I tried to reinterpret my way of the theme, creating a parallel story and not a repetition of the text. I have synthesized in a few strokes the image “drying” it from all the elements that were not functional to the representation of a concept. The illustration doesn’t have to have a decorative purpose, but it has to tell us a story.
What connection do you have with the Canavese territory?
I am originally from Valchiusello, but I have had to move a lot over the years, I had to travel the world for work. Now I have returned to live and work in Ivrea. Thankfully I can still work in technology by being physically in the territory and this is for me very significant. I don’t like city life; I have lived in some metropolises but I prefer tranquility. I like to take mountain trips that help me reflect and take inspiration for my works. I also love loneliness (don’t get me wrong, I’m a sociable type) because just like that I am able to have a dialogue with places from an introspective perspective of observation and contemplation of the territory. In my images there is almost always a single person, or at most two, this is an interesting thing that shows my lonely side. “Over Tourism” is one of my few illustrations depicting a multitude of people, a dictated choice only from the title of the article to which the image was linked.
Qual’è stato il tuo primo lavoro come illustratore?
Il mio primo lavoro in assoluto mi è stato commissionato da un’agenzia di comunicazione di Novi Ligure: “Fargo”, famosi per la pagina Instagram “Picame”. In quel periodo stavano lavorando ad un calendario su Fausto Coppi e mi hanno chiesto di realizzare dodici immagini e la copertina per questo progetto. All’epoca lavoravo come informatico poiché non potevo vivere di illustrazione; volevo un lavoro normale con uno stipendio fisso, quindi ho fatto un corso di informatica e ho lavorato due anni come programmatore Java. Da quel momento lì, da dopo quel lavoro per Fargo, decisi di far dell’illustratore il lavoro della mia vita.
Quali opere si trovano all’interno di questa mostra?
La mostra DRY è composta da oltre 30 opere, ed è una panoramica dei principali lavori che ho realizzato negli ultimi anni. È una raccolta di illustrazioni editoriali commissionate da parte di riviste, giornali, case editrici, società e varie istituzioni.
Una tua curiosità?
Ho un tappo di sughero che tiene su lo schermo del Mac perchè negli anni l’ho spostato di continuo, per quello dico che non sono importanti gli strumenti, ciò che conta è la creatività.
What was your first job as an illustrator?
My first job ever was commissioned to me by a communication agency from Novi Ligure: “Fargo”, famous for the Instagram page “Picame”. At that time they were working on a calendar on Fausto Coppi and they asked me to make twelve images and the cover for this project. At the time I was working as a computer scientist because I couldn’t live by illustration; I wanted a regular job with a fixed salary so I got a computer science course and I worked as a Java programmer for two years. From that moment there, from after that job for Fargo, I decided to make the illustrator work of my life.
What works can be found in this exhibition?
The DRY exhibition consists of over 30 works, and is an overview of the main works I have done in recent years. It is a collection of editorial illustrations commissioned by magazines, newspapers, houses publishers, companies and various institutions.
A curiosity about yourself?
I have a cork that holds up the Mac screen because over the years I have moved it continuously, for what I say that the tools are not important, what matters is creativity.
Ci vuoi raccontare qualcosa delle tua esperienza newyorkese?
Sono arrivato a New York grazie a… Ivrea! Grazie ad una concatenazione di eventi, uno dei miei primi lavori è stato creare illustrazioni per una guida su Ivrea, erano immagini che parlavano dell’architettura olivettiana in un’altra chiave di lettura. L’anno successivo, grazie al Mimaster di Milano, conobbi Paul Buckley, direttore creativo della casa editrice Penguin a New York, che quell’anno era nella giuria della Society of Illustrators di NY. Partecipai a quel concorso, selezionarono alcune mie opere che mi permisero di essere incluso nel loro catalogo. Tornai poi a New York una seconda volta nel 2015, decisi di lavorare in un coworking vivendo in un appartamento vuoto a Brooklyn che dovetti arredare cercando tavoli e sedie per strada, comprando anche un materasso a 30$! Fu un’esperienza assurda, ma sicuramente mi aiutò molto a crescere.
Che programmi e strumenti utilizzi per creare le tue opere?
Utilizzo principalmente Photoshop per le mie opere. Faccio tantissima ricerca per capire qual è il modo migliore per rappresentare gli oggetti. Un oggetto ha tante possibilità di rappresentazione e non è semplice capire subito qual è la migliore. La stampa delle opere le rende subito più “preziose”, io creo tutto a video tramite il computer e quindi forse la mia mostra aveva più senso esporla su dei monitor in digitale, ma la carta ha sempre un fascino maggiore. La forza delle mie immagini non è la tecnica, io uso pochissimi strumenti, lo strumento più grande che utilizzo è la mente. Il mio scopo non è creare un bel dipinto, ma è quello di trasmettere un messaggio attraverso un’illustrazione gradevole e accessibile ad un pubblico più ampio possibile.
Would you like to tell us something about your New York experience?
I arrived in New York thanks to… Ivrea! Thanks to a concatenation of events, one of my first jobs was to create illustrations for a guide on Ivrea, they were images that spoke of Olivetti architecture in another interpretation. The following year, thanks to MiMaster in Milan, I met Paul Buckley, creative director of the Penguin publishing house in New York, which that year was on the jury of the Society of NY illustrators. I participated in that competition, they selected some of my works that I allowed to be included in their catalog. I then returned to New York a second time in 2015, I decided to work in a coworking space living in an empty apartment in Brooklyn that I had to furnish looking for tables and chairs on the street, also buying a mattress a 30 $! It was an absurd experience, but it certainly helped me a lot to grow.
What programs and tools do you use to create your work?
I mainly use Photoshop for my works. I do a lot of research to understand what is the best way to represent objects. An object has many possibilities of representation and it is not easy to understand immediately what it is best. The printing of the works immediately makes them more “precious”, I create everything on video through the computer and so perhaps my exhibition made more sense to display it on monitor in digital, but paper always has a greater charm. The strengh of my images is not the technique, I use very few tools, the greatest tool that I use is the mind. My aim is not to create a beautiful painting, but it is to convey a message through a pleasant and accessible illustration to an audience as wide as possible.
Intervista di Paolo Reato e Riccardo Cobetto
Foto e video di Alessandro AimonettoInterview by Paolo Reato and Riccardo Cobetto
Photo and Video by Alessandro Aimonetto